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riepilogo dell' Alluvione del Veneto del 2010
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riepilogo dell' Alluvione del Veneto del 2010
L'alluvione del Veneto del 2010 è una calamità naturale causata da una perturbazione di origine atlantica che ha portato sulla regione persistenti piogge (500 mm in 48 ore)[senza fonte] a partire dal 31 ottobre 2010. A questo si è aggiunto anche il vento caldo di scirocco che, oltre a sciogliere la neve caduta sulle montagne le settimane prima, ha impedito il normale deflusso dei fiumi in mare Adriatico.
Descrizione dell'evento
L'alluvione ha coinvolto 130 comuni veneti di tutte le provincie ed ha allagato 140 km quadrati di territorio; le zone più colpite sono state quelle di Vicenza e della sua provincia, della provincia di Padova e della provincia di Verona. Le forti piogge hanno fatto straripare i fiumi Timonchio, Bacchiglione, Retrone, Alpone, Tramigna e Frassine. Nelle provincie di Treviso e Belluno gli smottamenti sono stati numerosi.
Le persone coinvolte sono state 500.000. Nella sola provincia di Padova sono state sfollate 4.500 persone e nel vicentino sono morte tre persone
Vicenza
Nel vicentino il fiume Bacchiglione è esondato in più punti, anche se la situazione più difficile si è registrata nell'hinterland di Vicenza, a Caldogno in particolare nelle frazioni di Rettorgole e specialmente in quella di Cresole che è stata interamente sommersa e dove si è registrata la prima vittima (un uomo morto annegato nel garage di casa). A Valli del Pasubio, Torrebelvicino e Recoaro Terme svariate frane hanno costretto l'evacuazione di una quarantina di famiglie
Il 20% della città è stato invaso dall'acqua del Bacchiglione e del Retrone. Il primo fiume è esondato nelle prime ore del mattino del 1º novembre colpendo la zona della chiesa dell'Araceli vecchia e di viale Rumor con il vicino parco Querini, trasformato in acquitrino. Conseguentemente la sede provinciale della Croce Rossa e dell'UNICEF site in contrà Torretti vengono fatte evacuare. Alle 7:30 il Bacchiglione esce anche a ponte degli Angeli bloccando l'accesso nord ed est al centro storico, tuttavia viene risparmiato il Teatro Olimpico grazie all'attivazione di tre idrovore (aggiuntesi alla due sempre presenti nella celebre struttura palladiana). Vengono invase dall'acqua anche contrà San Pietro, corso Padova, via IV novembre, le contrà lungofiume delle zone San Biagio/San Marco e la zona dello Stadio Menti. Il Bacchiglione esce anche nel ponte di viale Diaz bloccando il traffico su una delle principali arterie della circonvallazione esterna, allagando il quartiere di San Paolo (palasport, piscine, campo di atletica) e dei Carmini con la parte nord di corso Fogazzaro. Anche la zona di Santa Bertilla (dogana e mercato ortofrutticolo) viene allagata così come la zona di viale Trento.
Nel pomeriggio il Retrone esce invece nel quartiere S. Agostino e tutti i residenti dei piani terra del quartiere Debba vengono fatti evacuare. Il traffico in città risulta paralizzato: l'autostrada A4 viene chiusa così come la Tangenziale Sud e tutte le linee ferroviarie che partono o passano per la città. Anche le linee autobus della mobilità urbana di AIM subiscono variazioni ed alcune linee vengono soppresse per l'impossibilità di transitare per le vie cittadine. Ventun cabine elettriche finiscono sott'acqua, lasciando senza energia oltre 3.000 utenze.
Residenti colpiti: 11.236
Edifici privati: 1.616
Negozi: 274
Pubblici esercizi: 63
Industrie e laboratori: 55
Strutture sanitarie: 8
Farmacie: 3
Scuole: 23
Servizi pubblici (banche, uffici postali ecc.): 9
Strutture sportive: 22
Strutture di accoglienza: 1 (la Caritas)
Impianti di carburanti: 6
Chiese e parrocchie: 11
Monumenti: 13
Lunghezza delle strade allagate: 49,50 km
Superficie comunale allagata: 20,03%
Danni calcolati dal comune di Vicenza (monumenti, strade, strutture pubbliche): 6,5 milioni di €
Appena le acque si ritirano il sindaco Achille Variati lancia un appello ad eventuali volontari che possono dare una mano alla città e ai vicentini per tornare presto alla normalità. Il giorno successivo si presentano in più di 200 (molti dei quali ragazzi ed extracomunitari) per fornire aiuto, prima agli uomini di AIM Valore Ambiente per ripulire le strade e poi ai cittadini. In quattro giorni i volontari raggiungono il numero di 2.483 persone che, in tre turni giornalieri con ritrovo in piazza Matteotti, vengono smistati nei punti più critici della città. Il 3 novembre vengono riaperte quasi tutte le scuole e viene confermato il consueto mercato cittadino del giovedì; nella stessa giornata arriva a Vicenza Guido Bertolaso che dichiara lo stato di crisi e fa giungere in città l'esercito. Alla visita di Bertolaso seguiranno, tra le altre, quella di Silvio Berlusconi e Umberto Bossi il 9 novembre.
L'11 novembre è il presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano ad arrivare nel capoluogo berico, su esplicito invito del sindaco. Il Presidente si reca prima in piazza Matteotti (dove lo attendono i volontari che gli donano una casacchetta personalizzata) e poi in municipio.
Il vicentino
Nel vicentino il fiume Bacchiglione è esondato in più punti, anche se la situazione più difficile si è registrata nell'hinterland di Vicenza, a Caldogno in particolare nelle frazioni di Rettorgole e specialmente in quella di Cresole[5] che è stata interamente sommersa e dove si è registrata la prima vittima (un uomo morto annegato nel garage di casa). A Valli del Pasubio, Torrebelvicino e Recoaro Terme svariate frane hanno costretto l'evacuazione di una quarantina di famiglie.
Il padovano
Nel padovano il Bacchiglione ha rotto all'altezza della discarica di Ponte San Nicolò, inondando, oltre alla frazione Roncajette di Ponte San Nicolò, anche i comuni di Casalserugo e Bovolenta. È straripato anche il Frassine, con numerosi allagamenti.
Una delle zone più colpite dall'alluvione è stata la Bassa Padovana dove il 22% del territorio è stato invaso dall'acqua. L'argine del fiume Frassine cedette improvvisamente in località Prà di botte (crollo di 150 metri di parete arginale) allagando i territori comunali di Megliadino San Fidenzio, Saletto, Montagnana, Ospedaletto Euganeo ed Este; si riversano sul territorio 23 milioni di metri cubi d’acqua. Un paio d'ore dopo il disastro un altro scolo, il Vampadore, straripò allagando Megliadino San Vitale e Casale di Scodosia. Successivamente anche i comuni di Carceri e Vighizzolo d'Este vennero invasi dalle acque del canale Brancaglia (anche se in maniere molto lieve). La discarica che è presente ad Este venne immediatamente chiusa in quanto l'acqua riuscì ad entrare negli stabilimenti. Durante il periodo dell'alluvione si poteva ammirare dai colli euganei un vastissimo lago lungo e largo decine di chilometri.
il bilancio
Morti 3
Persone coinvolte 500.000
Famiglie 7.708
Cittadini che hanno dovuto abbandonare le abitazioni 3.500
Imprese 2.114
Danno complessivo segnalato tramite i comuni
per privati cittadini, imprese ed opere pubbliche 426 milioni di €
Capi di bestiame annegati 151.000
Comuni che hanno segnalato danni 262
Comuni che hanno dichiarato danni superiori al milione di € 61
Descrizione dell'evento
L'alluvione ha coinvolto 130 comuni veneti di tutte le provincie ed ha allagato 140 km quadrati di territorio; le zone più colpite sono state quelle di Vicenza e della sua provincia, della provincia di Padova e della provincia di Verona. Le forti piogge hanno fatto straripare i fiumi Timonchio, Bacchiglione, Retrone, Alpone, Tramigna e Frassine. Nelle provincie di Treviso e Belluno gli smottamenti sono stati numerosi.
Le persone coinvolte sono state 500.000. Nella sola provincia di Padova sono state sfollate 4.500 persone e nel vicentino sono morte tre persone
Vicenza
Nel vicentino il fiume Bacchiglione è esondato in più punti, anche se la situazione più difficile si è registrata nell'hinterland di Vicenza, a Caldogno in particolare nelle frazioni di Rettorgole e specialmente in quella di Cresole che è stata interamente sommersa e dove si è registrata la prima vittima (un uomo morto annegato nel garage di casa). A Valli del Pasubio, Torrebelvicino e Recoaro Terme svariate frane hanno costretto l'evacuazione di una quarantina di famiglie
Il 20% della città è stato invaso dall'acqua del Bacchiglione e del Retrone. Il primo fiume è esondato nelle prime ore del mattino del 1º novembre colpendo la zona della chiesa dell'Araceli vecchia e di viale Rumor con il vicino parco Querini, trasformato in acquitrino. Conseguentemente la sede provinciale della Croce Rossa e dell'UNICEF site in contrà Torretti vengono fatte evacuare. Alle 7:30 il Bacchiglione esce anche a ponte degli Angeli bloccando l'accesso nord ed est al centro storico, tuttavia viene risparmiato il Teatro Olimpico grazie all'attivazione di tre idrovore (aggiuntesi alla due sempre presenti nella celebre struttura palladiana). Vengono invase dall'acqua anche contrà San Pietro, corso Padova, via IV novembre, le contrà lungofiume delle zone San Biagio/San Marco e la zona dello Stadio Menti. Il Bacchiglione esce anche nel ponte di viale Diaz bloccando il traffico su una delle principali arterie della circonvallazione esterna, allagando il quartiere di San Paolo (palasport, piscine, campo di atletica) e dei Carmini con la parte nord di corso Fogazzaro. Anche la zona di Santa Bertilla (dogana e mercato ortofrutticolo) viene allagata così come la zona di viale Trento.
Nel pomeriggio il Retrone esce invece nel quartiere S. Agostino e tutti i residenti dei piani terra del quartiere Debba vengono fatti evacuare. Il traffico in città risulta paralizzato: l'autostrada A4 viene chiusa così come la Tangenziale Sud e tutte le linee ferroviarie che partono o passano per la città. Anche le linee autobus della mobilità urbana di AIM subiscono variazioni ed alcune linee vengono soppresse per l'impossibilità di transitare per le vie cittadine. Ventun cabine elettriche finiscono sott'acqua, lasciando senza energia oltre 3.000 utenze.
Residenti colpiti: 11.236
Edifici privati: 1.616
Negozi: 274
Pubblici esercizi: 63
Industrie e laboratori: 55
Strutture sanitarie: 8
Farmacie: 3
Scuole: 23
Servizi pubblici (banche, uffici postali ecc.): 9
Strutture sportive: 22
Strutture di accoglienza: 1 (la Caritas)
Impianti di carburanti: 6
Chiese e parrocchie: 11
Monumenti: 13
Lunghezza delle strade allagate: 49,50 km
Superficie comunale allagata: 20,03%
Danni calcolati dal comune di Vicenza (monumenti, strade, strutture pubbliche): 6,5 milioni di €
Appena le acque si ritirano il sindaco Achille Variati lancia un appello ad eventuali volontari che possono dare una mano alla città e ai vicentini per tornare presto alla normalità. Il giorno successivo si presentano in più di 200 (molti dei quali ragazzi ed extracomunitari) per fornire aiuto, prima agli uomini di AIM Valore Ambiente per ripulire le strade e poi ai cittadini. In quattro giorni i volontari raggiungono il numero di 2.483 persone che, in tre turni giornalieri con ritrovo in piazza Matteotti, vengono smistati nei punti più critici della città. Il 3 novembre vengono riaperte quasi tutte le scuole e viene confermato il consueto mercato cittadino del giovedì; nella stessa giornata arriva a Vicenza Guido Bertolaso che dichiara lo stato di crisi e fa giungere in città l'esercito. Alla visita di Bertolaso seguiranno, tra le altre, quella di Silvio Berlusconi e Umberto Bossi il 9 novembre.
L'11 novembre è il presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano ad arrivare nel capoluogo berico, su esplicito invito del sindaco. Il Presidente si reca prima in piazza Matteotti (dove lo attendono i volontari che gli donano una casacchetta personalizzata) e poi in municipio.
Il vicentino
Nel vicentino il fiume Bacchiglione è esondato in più punti, anche se la situazione più difficile si è registrata nell'hinterland di Vicenza, a Caldogno in particolare nelle frazioni di Rettorgole e specialmente in quella di Cresole[5] che è stata interamente sommersa e dove si è registrata la prima vittima (un uomo morto annegato nel garage di casa). A Valli del Pasubio, Torrebelvicino e Recoaro Terme svariate frane hanno costretto l'evacuazione di una quarantina di famiglie.
Il padovano
Nel padovano il Bacchiglione ha rotto all'altezza della discarica di Ponte San Nicolò, inondando, oltre alla frazione Roncajette di Ponte San Nicolò, anche i comuni di Casalserugo e Bovolenta. È straripato anche il Frassine, con numerosi allagamenti.
Una delle zone più colpite dall'alluvione è stata la Bassa Padovana dove il 22% del territorio è stato invaso dall'acqua. L'argine del fiume Frassine cedette improvvisamente in località Prà di botte (crollo di 150 metri di parete arginale) allagando i territori comunali di Megliadino San Fidenzio, Saletto, Montagnana, Ospedaletto Euganeo ed Este; si riversano sul territorio 23 milioni di metri cubi d’acqua. Un paio d'ore dopo il disastro un altro scolo, il Vampadore, straripò allagando Megliadino San Vitale e Casale di Scodosia. Successivamente anche i comuni di Carceri e Vighizzolo d'Este vennero invasi dalle acque del canale Brancaglia (anche se in maniere molto lieve). La discarica che è presente ad Este venne immediatamente chiusa in quanto l'acqua riuscì ad entrare negli stabilimenti. Durante il periodo dell'alluvione si poteva ammirare dai colli euganei un vastissimo lago lungo e largo decine di chilometri.
il bilancio
Morti 3
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Famiglie 7.708
Cittadini che hanno dovuto abbandonare le abitazioni 3.500
Imprese 2.114
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per privati cittadini, imprese ed opere pubbliche 426 milioni di €
Capi di bestiame annegati 151.000
Comuni che hanno segnalato danni 262
Comuni che hanno dichiarato danni superiori al milione di € 61
davchi- Messaggi : 1166
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Re: riepilogo dell' Alluvione del Veneto del 2010
ricordo ... un dramma
Paglia94- Messaggi : 3509
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